La chiave di Dante di G. L. Barone - Giada Garofoli

Questo avvincente thriller, come lo definisce la stessa copertina, si apre con l’omicidio del Monsignor Claude de Beaumont, Curatore dei Musei Vaticani e poco dopo anche quello di Andrea Cavalli Gigli, soprintendente dei musei fiorentini. Quest’ultimi insieme a Manuel Cassini; professore di letteratura e studioso di Dante, avevano scritto “Il segreto dei pittori maledetti”, un libro in cui cercavano di trovare e spiegare i misteri nascosti nelle opere dei grandi pittori. Cassini venne invitato dallo stesso soprintendente a Parigi, ma solo dopo il suo arrivo scoprì, dall’ispettore Nigel Sforza, che il suo amico era morto da poco e che stavano indagando sul suo omicidio e su quello del monsignore. Quasi contemporaneamente fu trovata morta una donna di nome Meredith, moglie dello sceicco Al Husayn, cosicché Sforza iniziò a sospettare un collegamento tra le tre morti. Intanto Cassini fu colpito da una strana forma di amnesia di cui ancora non sapeva spiegarsi il motivo e continuava ad avere strane visioni o flashback, o come meglio li definisce lui; dei ricordi frammentati. Essi pian piano aiuteranno il protagonista a risvegliare la sua memoria e rimettere insieme i pezzi di questo complicato puzzle che sembrava coinvolgerlo in prima persona. Scoprì di essere stato drogato proprio da quella donna che era stata trovata morta, e gli era stato applicato uno strano dispositivo, che si rivelerà la causa delle sue strane visioni. Per trovare delle risposte iniziò così a dare ascolto ai suoi ricordi e ripercorrere quei luoghi, ma proprio quando si trovava al Cenacolo di Leonardo, fu rapito.  C’erano delle coordinate, dei numeri e un mistero che collegava Leonardo, Botticelli e Raffaello, ma non sapeva spiegarsi il motivo per il quale avessero scelto proprio lui per decifrarlo, non era un esperto d’arte come i suoi colleghi e soprattutto si chiedeva se avrebbe fatto la loro stessa fine. Una donna lo salvò dai suoi rapitori, Julia, che lo convinse a fidarsi di lei. La donna lavorava per lo sceicco al quale doveva la vita per averla salvata dalle grinfie di suo fratello. Lo sceicco, ormai in fin di vita, spiegò per filo e per segno il motivo di tutto quello che stavano facendo, ovvero che era l’unica e ultima ragione che lo avrebbe tenuto in vita. Era convinto che nella Primavera di Botticelli, nell’Ultima Cena di Leonardo e nella Scuola di Atene di Raffaello fossero nascosti degli indizi per trovare il tesoro dei templari, e che l’unico che avrebbe potuto decifrarli sarebbe stato un esperto della Divina Commedia, come appunto Cassini. Ma una volta arrivati nel luogo indicato dalle coordinate ricavate da alcuni passi di Dante, la situazione non risultò così semplice. Sia il giapponese che in precedenza aveva rapito il professore e che voleva impossessarsi dei dispositivi OCST, sia il nipote di Al Husayn e il Toro, i quali invece volevano prendersi il potere dello sceicco, li avevano raggiunti. Alla fine Cassini e Julia riuscirono ad avere la meglio con l’aiuto di Sforza, ma il famoso tesoro, per il quale avevano rischiato la vita fin dall’inizio, non si trovava lì dove il professore aveva calcolato, il quale infatti si rese conto di essersi sbagliato, come Dante aveva previsto:
“E volse i passi suoi per via non vera”.
Mi immaginavo qualcosa di pesante e di difficile comprensione, invece quando ho iniziato a leggere questo libro, mi sono ricreduta. Ha una trama molto appassionante: una scoperta scientifica come i dispositivi OCST associata ad un intrigante mistero celato tra i versi di Dante e le opere più famose dei grandi artisti del 1400, raccontata in maniera scorrevole e con un linguaggio semplice ma adeguato.
Giada Garofoli

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