I delitti della Medusa di Giulio Leoni - Alice Macchia

Il libro è ambientato nella Firenze del 1300 fra il 16 Luglio e il 23 Luglio, mentre Dante Alighieri è in carica come Priore. L'intreccio della storia gira intorno all'assassinio di Vana del Moggio, cantatrice amatissima da tutta Firenze ritrovata senza testa, ed è compito di Dante smascherare l'assassino. Nelle ore precedenti all'omicidio c'era stata una festa a casa di Guido Cavalcanti, un amico di Dante, nella quale era presente anche la cantante e Dante proprio da qui fa partire le indagini, le quali man mano fanno un'inquadratura sempre più precisa dei sospettati fino a rivelare il responsabile. Infatti il priore pensa che l'omicida sia uno degli invitati presenti alla festa, i quali sono tutti degli intellettuali di Firenze e formano un gruppo chiamato i Fedeli di cui Dante da giovane ne faceva parte. Questo gruppo ha la particolarità di non schierarsi né dalla parte dei guelfi né dalla parte dei ghibellini, perché pensano che si possa trovare la pace attraverso le parole. Invece Dante con il passare del tempo si è convertito al cattolicesimo, con la conseguenza di allontanarsi per sempre dal gruppo, anche se in questo momento non gli piace il papa in carica, perché sta espandendo il suo dominio e vuole prendere anche Firenze, nella quale verrà a far visita per la ricorrenza del Giubileo. Mentre Dante continua a fare le indagini viene ritrovato il corpo di Casella, marito di Vana e sospettato perché anche lui era presente alla festa, dove sulle prime sembra che sia morto di decesso naturale, per sviare Dante che poi capisce che invece era un omicidio. Così si rafforza la sua ipotesi sull'assassino, infatti Dante va in giro per Firenze per cercare qualsiasi traccia sui sospettati. Infine il priore scopre che il responsabile dell'omicidio era il suo amico Cavalcanti, il quale ha architettato tutto ciò per uccidere il papa durante la sua visita per il Giubileo la quale è stata spostata più avanti per degli imprevisti. Infatti il punto di incontro del papa doveva essere nella chiesa dove era stata seppellita Vana, la cui testa perduta era stata sostituita con la testa di Medusa riempita, da Cavalcanti, di una polvere che avrebbe eroso la roccia della lapide fino a che non fosse esplosa così da trafiggere il papa con i frammenti ed ucciderlo. Cavalcanti aveva scelto Vana perché non l'odiava e non l'amava e quindi per lui sarebbe stata indifferente la sua morte, Dante l'aveva capito anche grazie a due indizi: il primo era la lapide perché non poteva essere stata decorata così bene nel poco tempo fra la morte di Vana e il suo funerale, quindi la cosa era stata organizzata da tempo. Poi il secondo indizio fu un manoscritto che Dante aveva preso da casa di uno dei sospettati nel quale si parlava della Polvere di Drago, la stessa messa nella testa di Vana, e sapeva che Cavalcanti l'aveva chiesta ad un suo amico. Nel libro l'autore non riesce a far inquadrare al lettore la figura di Dante attorno alla quale lascia una foschia indefinita, perché il protagonista è conosciuto come un uomo intellettuale di alto livello però a tratti si vedono anche i suoi modi rozzi e materialisti che lasciano il lettore contraddetto, il linguaggio è un po' arcaico come per far immedesimare il più possibile chi legge, soprattutto nei dialoghi. Anche se questo a parer mio appesantisce un po' il racconto perché la lettura non è fluente e scorrevole, però infine il romanzo mi è piaciuto perché la storia era molto avvincente.

Commenti

Post popolari in questo blog

Esilio dalla siria di Shady Hamadi - Edoardo Rossetti

Le tre del mattino di Gianrico Carofiglio